
Il calcio, non lo scopriamo certo noi, vive di emozioni. Spesso è il tempo a segnare la storia di una società calcistica, con personaggi che sono entrati nel cuore dei tifosi dopo largo tempo di azioni e presenza con la stessa maglia o seduti sulla stessa panchina.
A questa logica sfugge Giacomo Modica, che in solo 5 mesi è riuscito a conquistarsi l’affetto di una tifoseria e di una città intera. Arrivato in riva al lago alla fine di gennaio 2012 per sostituire il conterraneo Maurizio Pellegrino, il siciliano si è presentato da perfetto sconosciuto in un freddo pomeriggio al Centro Sportivo “Rio Torto” di Valmadrera, tra lo scetticismo generale ed ereditando una squadra sull’orlo della disperazione e della retrocessione.
In breve tempo, però, ha conquistato tutti grazie ai suoi metodi, rilanciando giocatori che in precedenza erano fuori rosa (Simone Pizzuti e Luca Tabbiani), facendo lavorare duro la squadra in ogni condizione (celebre un allenamento diretto sotto e sopra la neve) e dimostrando di credere a un risultato sportivo considerato praticamente impossibile dai più.
Una media punti da playoff permise a quel Lecco di raggiungere e superare il Montichiari dopo una rincorsa entusiasmante, guadagnandosi il diritto a giocare il playout contro un’altra nobile decaduta, il Mantova.
Purtroppo furono i biancorossi ad avere la meglio nel doppio confronto, la retrocessione e le vicissitudini societarie divisero le loro strade dalla nostra, ma verso quel gruppo di giocatori e quello staff tecnico rimane immutato l’affetto.
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