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Il polso della situazione

La brutta sconfitta patita al “Città di Meda” ha generato un gran numero di critiche nei confronti di mister D’Agostino, visto come il responsabile unico dell’involuzione tecnica

Nesta durante Renate-Lecco. Alle sue spalle mister D'Agostino
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Inevitabilmente, da qualche settimana a questa parte mister Gaetano D’Agostino è entrato nell’occhio del ciclone. La sconfitta patita con il Renate è tornata a rinfocolare la frangia più “feroce” dei dissidenti e, obiettivamente, le modalità con cui è arrivato il terzo “stop” nelle ultime cinque gare non avrebbe potuto dar vita a un effetto diverso rispetto a quello cui stiamo assistendo da un giorno e mezzo a questa parte. La prestazione è stata emotivamente e tecnicamente piatta, nettamente la peggiore dell’anno nonostante un divario meno appariscente nel risultato rispetto a quello che ha accompagnato la recente debacle cui abbiamo assistito con il Piacenza. In mezzo c’è stato l’illusorio pareggio uscito dalla sfida con la Juventus U23, dove dal punto di vista nervoso si era avuta una reazione tangibile, almeno fino al pareggio dei bianconeri.

Al “Città di Meda”, invece, non si è avuto niente di positivo o anche solo vagamente illusorio: in faccia è arrivata, in tutta la sua forza, la realtà dei fatti. Il Derby del Lario è stato Storia con la “S” maiuscola, ma da quel momento in poi il giocattolo ha funzionato sempre meno bene, sino alla rottura. Le colpe, in questi casi, per la maggior parte vengono assegnate all’allenatore: indiscutibilmente il tecnico ha commesso degli errori e, dopo 180′ consecutivi di assenza dal campo per motivazioni tecniche, fanno storcere il naso (e “puzzano”) le assenze di due come Marzorati e Bolzoni. Elementi con tanta esperienza in Serie A e Serie B che avrebbero potuto dare un contributo importante in un momento così delicato; D’Agostino ha scelto di dare continuità alle scelte eseguite al “Moccagatta”, ma Renate e Juventus U23 hanno interpretato in maniera decisamente diversa le due gare. La mediana “a due” formata da Galli e Marotta è stata perennemente presa in mezzo dai lanci verso Maistrello e le conseguenti sponde in favore di Galuppini e Giovinco, ma anche con il pallone tra i piedi non si è visto uno straccio di verticalizzazione fino al 28′ st, quando D’Anna ha mandato nello spazio Capoferri, ma quest’ultimo ha sbagliato lo stop orientato. Parleremmo anche della produzione offensiva, se fosse stata più seria delle due mezze rovesciate sparate alte da Giudici, Capogna e di una conclusione dal limite di quest’ultimo che ha avuto lo stesso esito.

Qualcosa si è rotto

Avrete letto questa breve analisi pensando a uno j’accuse nei confronti del tecnico. Sarebbe sbagliato: l’allenatore ha le sue colpe, alcune anche marchiane, e nessuno gliele leva, ma non può essere elevato a unico imputato dell’improvviso black-out che si è avuto dopo il pareggio con la Carrarese. In campo ci vanno sempre i giocatori, che siano schierati con il 3-4-3, il 3-5-2, il 4-3-3 o la formula tattica che preferite: non è il modulo a chiedere di compiere quella corsa in più che fa la differenza, oppure di metterci la giusta decisione nei contrasti o nella ricerca delle seconde palle.

Piuttosto, lo ribadiamo, il giocattolo pare essersi rotto e non si può aspettare il mercato di gennaio per porre rimedio alla situazione: va ritrovato il polso della situazione, perché la rosa vale ben più dell’attuale posto in classifica e nessuno ci leva dalla testa che il suo reale valore sia da collocare nelle prime cinque caselle della graduatoria. E’ indubbio che mister D’Agostino sia sotto valutazione da parte della proprietà, rimasta pubblicamente silente anche a Meda, e chiamato a trovare delle soluzioni in vista del doppio incrocio con Novara e Grosseto; soluzioni morali, prima ancora che tecnico-tattiche. Non saranno le gare della verità, definizione rifiutata dal diesse Fracchiolla, ma sicuramente la pressione esercitata dall’ambiente non è di quelle da sottovalutare. E le scuse, per quanto doverose, non possono più bastare.

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