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Ultima chiamata

La sconfitta di Lucca ha messo nuovamente a nudo la scarsa capacità del Lecco di sapersi adattare alle partite più sporche. Il terzo posto è raggiungibile, ma il quinto è a rischio

Patrizio Masini in volo a Lucca: il giovane centrocampista si è sempre fatto apprezzare BONACINA/LCN SPORT
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Partiamo dal presupposto che i fastidi legati alla giornata di domenica non se ne sono andati. Tutt’altro. Il pomeriggio del “Porta Elisa” di Lucca rimane incomprensibile e l’aver visto trionfare una squadra battuta 7-0 nei 180′ ha acuito a dismisura la rabbia dei tifosi, tornati a rivolgere critiche asprissime nei confronti di mister Gaetano D’Agostino. La convinzione diffusa è che una diversa gestione del gruppo avrebbe permesso di lottare per la promozione in Serie B: di fatto solo l’Alessandria ha dimostrato di avere valori tecnici sopra la media, ma il Lecco ha messo insieme la bellezza di 19 punti su 24 disponibili contro le squadre che occupano i posti immediatamente superiori. Poi vai a far le somme e ti rendi conto che l’altra faccia della medaglia sono i 17 su 30 conquistati contro le ultime cinque.

Si riassume tutto con una parola: mentalità. Se passi da una prestazione scintillante sul campo (pessimo) di Vercelli a una così negativa su quello (pessimo) di Lucca il problema non sta tanto nelle gambe, nel fondo e nelle assenze, anche perché in Toscana i blucelesti hanno avuto sufficienti occasioni per vincere largamente e 63 punti oggi varrebbero il terzo posto solitario. C’è n’è abbastanza per mangiarsi le mani a lungo. Ma torniamo a noi: semplicemente ci sono partite che vanno disputate indossando lo smoking della festa e altre che richiedono la tuta per i lavori pesanti; il Lecco ha ripetutamente dimostrato che il primo lo veste splendidamente, ma anche che il classico 0-1 in trasferta lo abbiamo visto solo a Piacenza e Pistoia. Senza contare che solo una volta è stata portata a termine una rimonta, non a caso con il Renate e tra le mura amiche del “Rigamonti-Ceppi”. E in Serie C si va spesso avanti a botte di vittorie risicate e sofferte, soprattutto quando ti trovi davanti compagini come Pro Patria, Pontedera, Olbia, Albinoleffe e via dicendo, che poco concedono e tanto sanno fare male. E se manca una mentalità operaia, propria di alcuni ma non di altri elementi, inutile dire che anche il tecnico ha le sue colpe, perché alla trentasettesima giornata la scusa del gruppo nuovo non tiene decisamente più.

Terzo e sesto posto

A guardarla oggi, una stagione che rimane positiva rischia di andare in archivio come quella del grande rimpianto. E, pur con quella sensazione di fastidio di cui dicevamo prima, guardiamo a un terzo posto che rimane teoricamente raggiungibile grazie all’ennesimo mezzo passo falso della Pro Vercelli: impegnata nel pomeriggio a Pontedera, la formazione piemontese al 94′ ha sprecato, da due-metri-due, un match point che le avrebbe garantito almeno la quarta piazza. Passi l’ottimismo, ma pensare di superare in un colpo solo sia le bianche casacche che il Renate è un esercizio che fa a pugni con il realismo. L’obiettivo dichiarato di inizio anno era quello del quinto posto, che comunque va difeso dal potenziale assalto della Pro Patria, staccata di due punti ma favorita da una classifica avulsa migliore. Scendere un altro gradino sarebbe deleterio per svariati motivi, legati ai play off e anche alla possibilità di non centrare il traguardo minimo. Di fatto, Lecco-Albinoleffe è l’ultima chiamata per mettere fine a un finale di stagione in complessivo calo e prepararsi con più tranquillità alle fasi finali, quando la mentalità operaia può regalare soddisfazioni inimmaginabili. Lo insegna la storia stessa della terza serie.

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