Leviamoci subito dal potenziale imbarazzo. Per la scelta del titolo abbiamo adattato quello del film commedia del 1974 diretto da Ettore Scola (“C’eravamo tanto amati”), perchè, a ben vederla, la relazione tra Riccardo Capogna e la Calcio Lecco 1912 assomiglia non poco alla trama di un capolavoro. Percorre un fil rouge interrotto per tre anni, riallacciato nell’estate del 2018, nuovamente sfilacciato nell’inverno nel 2019 e oggi saldo come mai prima d’ora. Del resto, stiamo assistendo alla miglior stagione di sempre del 32enne attaccante di scuola Lazio, uno che, quindi, l’Aquila l’ha evidentemente sempre avuta nel suo destino.
1 agosto 2013
Il rapporto inizia il primo giorno dell’agosto 2013: Capogna arriva, accompagnato da Carmine Castella della “Centobluceleste”, sul campo del “Rigamonti-Ceppi”: è il rinforzo per il reparto offensivo desiderato e richiesto dall’allenatore Giuseppe Butti, prelevato dal Chieti nel periodo in cui il presidente Antonio Rusconi stava provando a colorare di bluceleste anche il difensore Andrea Malgrati.
Esattamente dieci giorni dopo arriva il debutto, per il momento solo in amichevole, durante una sfida interna con il Verbania. Sulle spalle ha il “20”, lo stesso numero che lo accompagna da tre anni a questa parte e ha vestito anche nell’annata luminosa di Gozzano (2017/2018).
La stagione 2013/2014 si rivela decisamente complessa: sul campo la squadra gira poco e spesso anche male e a novembre Butti, votato a un gioco offensivo, viene esonerato; al suo posto arriva Rocco Cotroneo, tecnico dalla mentalità diametralmente opposta che mette Capogna al centro del suo 4-3-3, spesso e volentieri costringendolo a snaturare le sue caratteristiche da rifinitore. Che, però, abbia il potenziale per agire da “9” lo dimostrano le 11 reti che realizza nel campionato di Serie D: per la prima volta l’ex punta del Chieti supera il fatidico traguardo della doppia cifra.
L’anno seguente va decisamente meglio: sono 16 gol in campionato, anche perchè Cotroneo intorno a lui mette elementi del calibro di Cardinio e Buonocunto, due macchine da gol e assist, oltre al rampante Rigamonti, classico attaccante brevilineo che trasforma in oro ogni pallone che passa negli ultimi sedici metri e permette a Capogna di avere più libertà d’azione. A stonare è più che altro il rapporto con il pubblico, che in più di un’occasione sfocia in episodi di reciproca insofferenza.
L'”esilio” a Seregno e Gozzano
L’estate del 2015 è quella in cui si verifica la prima rottura: il patron Daniele Bizzozero ha in mano l’accordo con l’italobrasiliano Carlos Clay França, indiscutibilmente il miglior centravanti della Serie D in quel momento, e sceglie di lasciar andare Capogna a Seregno, con il lungo strascico di nervosismo e polemiche che la vicenda si porta dietro. Alla corte del patron Paolo Di Nunno, allora proprietario dei brianzoli, l’attaccante segna 24 gol in due anni, tra cui uno da 35 metri nell’infuocata sfida play-off della primavera 2016 decisa (2-2 al termine dei supplementari) da una punizione del suo grande amico Paolo Vignali. Al termine della gara, nel caos generale dei festeggiamenti, mi rivela di essere «contento per questa gente, che con la Serie D non c’entra». L’idea che prima o poi torni più maturo per riprendere daccapo si materializza in quel momento.
L’anno seguente vive da spettatore il tracollo della società bluceleste, che affonda nel baratro del fallimento a dicembre 2016; il 9 aprile 2017 rimane in panchina per tutta la gara (Lecco 1-5 Seregno) come mai gli era capitato in prima in stagione, mentre Fabio Cardinio viene sostituito dopo una prima metà di gara a dir poco anonima. L’attaccante vive da spettatore, in via dell’Industria, anche la pazza Olginatese 2-3 Lecco, che consegna ai ragazzi di Bertolini una salvezza all’ultimo respiro a coronamento di sei mesi ancora oggi difficilmente spiegabili con lucidità.
Arriva, quindi, l’anno della consacrazione (2017/2018): a Gozzano vince, con mister Marco Gaburro, il primo campionato della sua carriera e completa la prima parte della sua maturazione nel ruolo di centravanti. 19 gol e 5 assist in 42 partite sono il suo bottino personale, preludio al ritorno all’ombra del Resegone.
9 giugno 2018: il ritorno
Parlare di legame che si riavvolge nell’estate del 2018 è, però, formalmente sbagliato: Capogna ha messo radici a Lecco ormai dai mesi che hanno preceduto il suo primo approdo in bluceleste grazie al matrimonio con la sua Elisabetta e alla nascita della primogenita. Sportivamente, però, la storia riprende a fare il suo corso il 9 giugno 2018, quando mette nero su bianco l’accordo con il patron Paolo Di Nunno, al suo secondo anno al vertice della società bluceleste, ed entra a far parte del gruppo allestito da mister Gaburro, nel frattempo scelto come guida, e dal coordinatore tecnico Mauro Brambilla. Lui, Tommaso Lella e, poi, Ameth Fall sono i perni offensivi del 4-3-3 che sarà alla base della “Stagione dei Record”.
Una stagione iniziata nello scetticismo generale, a dirla tutta. Lecco vuole vincere e i tre anni di “esilio” non hanno soffocato il generalizzato malcontento che ha accompagnato la prima esperienza di Capogna. «Non fa niente, dimostreremo sul campo quanto siamo forti. Sono carico come una molla»: sono le esatte parole che mi riferisce durante un incontro casualmente avvenuto pochi giorni dopo la firma del contratto, molte settimane prima che l’annata iniziasse ufficialmente sul campo di Carenno. Percepisco subito che i fasti di Gozzano gli hanno dato un’autostima diversa, una convinzione nei suoi mezzi raggiungibile solo mediante una vittoria del genere. A fine stagione sono 20 gol e 3 assist, il secondo campionato vinto in carriera con un distacco record (+27) sulla Sanremese e il titolo di capocannoniere di quella Poule Scudetto sfuggita solo ai rigori con l’Avellino.
La seconda maturazione
Il 5 giugno 2019 firma il suo rinnovo contrattuale e approda per la prima volta in terza serie nazionale all’età di 31 anni. Tardino, francamente, per uno che ha tutta quella qualità nei piedi. I recenti fasti della Serie D diventano subito un ricordo: Marco Gaburro, Mario Tesini, diesse, e Mauro Brambilla vengono esonerati all’inizio di ottobre, al loro posto arrivano mister Gaetano D’Agostino e il direttore tecnico Francesco Filucchi. La tifoseria prende tutt’altro che bene l’avvicendamento e il fatto che Capogna venga messo fuori dal gruppo squadra per 24 ore, con una telefonata che parte quasi istantaneamente da Sesto San Giovanni per vagliare la disponibilità al trasferimento. Il caso rientra e, pian piano, sul campo la situazione migliora; il 23 ottobre la stagione prende una svolta decisiva: è proprio una rete di Riccardo, nel finale di gara, che regala il primo punto della nuova gestione tecnica, preludio di una scalata alla zona salvezza fermata dal sopraggiungere del Covid-19. A maggio il Lecco è ufficialmente salvo: lo score di Capogna parla di 4 gol e 1 assist in 24 partite, numeri che non lo soddisfano per niente.
Veniamo, quindi, ai giorni nostri: il 27 giugno 2020, su indicazione di mister Gaetano D’Agostino e del diesse Domenico Fracchiolla, firma il terzo rinnovo contrattuale con i blucelesti e apre, in quel momento senza saperlo, la sua miglior stagione di sempre. Cinque mesi dopo i numeri sono chiari: 14 partite, 6 gol realizzati, 2 assist confezionati e solo un cartellino giallo preso durante l’ultima uscita con la Pistoiese, numero che apparentemente è insignificante ma testimonia una concentrazione diversa sulle “cose di campo”. La consacrazione ha anche un giorno e un luogo preciso: arriva l’11 ottobre a Como, dove, con la fascia al braccio, realizza due delle tre reti che mandano i blucelesti in vetta alla classifica in un giorno che significa storia da mettere sui prossimi libri e fotografie appese ai muri.
Arrivato a quota cinquanta e divenuto un centravanti completo, Capogna ha davanti a sè solo cinque marcatori nella classifica bluceleste di tutti i tempi e un gap di diciotto gol da colmare per prendersi lo scettro, che da quasi un secolo è nelle mani di Arnaldo Aliverti III. “C’eravamo tanto odiati”, appunto: quella è storia abbondantemente superata.